Il 10 ottobre ricorre la nona Giornata mondiale contro la pena di morte. In occasione di questa Giornata mondiale, Amnesty International concentra i suoi sforzi contro la pena di morte in Bielorussia.
In questo paese, unico in Europa e in tutta l’ex Unione Sovietica a praticare le esecuzioni, oltre 400 persone sarebbero state messe a morte dall'indipendenza, ottenuta nel 1991. La pena di morte è avvolta dalla segretezza. Ai condannati non viene comunicata la data in cui verranno messi a morte. Non possono dire addio alle famiglie né prepararsi alla morte in alcun modo. Vengono informati del respingimento della domanda di clemenza e in pochi minuti portati in un’altra stanza dove viene sparato loro alla testa. Alle famiglie viene riservato un trattamento crudele. Per settimane e persino mesi non vengono informate dell’esecuzione, non viene loro restituito il corpo dei loro cari messi a morte per la sepoltura né sanno dove siano stati seppelliti.
Per un’Europa finalmente libera dalla pena di morte, Amnesty International e l'organizzazione non governativa bielorussa Viasna promuovono un appello per chiedere al presidente Lukashenko di sospendere immediatamente le esecuzioni e commutare tutte le condanne a morte nel paese.
Per un’Europa finalmente libera dalla pena di morte, Amnesty International e l'organizzazione non governativa bielorussa Viasna promuovono un appello per chiedere al presidente Lukashenko di sospendere immediatamente le esecuzioni e commutare tutte le condanne a morte nel paese.
Fonte:
Amnesty International
© Tutti i diritti delle opere e dei testi sono di proprietà dei rispettivi autori.
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