lunedì 23 gennaio 2012

La complessa storia di Re Artù

Re Artù, dettaglio dal "Christian Heroes Tapestry", 
1385 circa.Tratto da Wikipedia
Non mi capita spesso di scrivere un articolo in prima persona e credo che questa forma verbale oggi si sposi meglio con il discorso che voglio fare. Ieri ho letto un interessante articolo su la mitologica figura di Re Artù è mi sono rammentata del mio discorso lasciato a metà qui, su Parliamone. Una grave mancanza per una grande appassionata del “ciclo bretone”.


Ho iniziato il mio viaggio all’interno di questa storia ricordando il “narratore” principale di essa, cioè Goffredo di Monmouth che con la sua Historia Regum Britanniae racconta e alimenta i dubbi intorno a questo racconto come uno spettatore diretto che non vuole tralasciare nulla di importante.

Tempo fa ho letto un documento che ricostruisce in maniera sintetica e chiara tutta la vicenda legata al mito di Re Artù e oggi lo volevo riproporre perché fornisce spunti che meritano di essere approfonditi. Questo resoconto è stato scritto da Franco Maria Boschetto un ingegnere e  insegnante di Lonate Pozzolo a cui invio i miei sinceri complimenti.

Un passaggio significativo di questo lavoro è quello in cui si da notizia della pluralità di fonti su cui si basa questa narrazione. Una giusta sottolineatura!

La prima fonte britannica che parla di Artù è infatti un accenno del «Gododdin», testo del VI secolo dove appare come capo guerriero. Più tardi gli «Annales de Cambrie» del X secolo menzionano la vittoria ali Artù a Mont-Badon nel 516 e la battaglia di Camlann in cui Artù e Mordret si uccisero a vicenda (537). La materia assume poi tratti epici nell'«Historia Brittonum», cronaca in latino di Nennius del X secolo, e nel «Roman de Brut» di Robert Wace (XI secolo) dedicato all'omonimo nipote di Enea, mitico avo dei Bretoni. Da tali testi il vescovo Goffredo di Monmouth trasse l'«Historia Regum Britanniae» (1135): l'opera mischia storia e tradizioni celtiche e cristiane, con l'intento di dotare i britanni di un eroe nazionale pari a Carlo Magno. Nell'Historia troviamo Merlino, Vortigern, Uter Pendragorn, Ginevra,  ma nessun accenno a Parsifal, Lancillotto o al Sacro Graal, che entra nella saga solo nell'incompiuto poema « Perceval » (1190) di Chrétien de Troyes e nel « Parzifal » di Wolfram von Eschenlbach. In precedenza, gli eroi arturiani erano comparsi nei Lais di Marie de France (1167), poemetti amorosi e fantastici, e nei due Tristano di Béroul e di Thomas (1165-70). Nei poemi di Chrétien, di Wolfram e di altri contemporanei il calice è un vaso sacro dotato di mistici poteri. Solo nel poema di Robert de Roron «L'Estoire du Graal» (1202) compare il Calice del sangue di Cristo custodito da Giuseppe di Arimatea. A Roron seguì la monumentale summa arturiana costituita da Lancelot, La cerca del Graal, La morte di Artù, opera di più autori che, dalla metà del '200, ispirò poeti, musicisti, cineasti: dall'anonimo «Sir Gawain e il cavaliere verde» del 1360 alla «Morte di Artù» di sir Thomas Malory del 1485, fino alle opere di Wagner Lohengrin (1848), Tristano e Isotta (1865), Parsifal (1882) […]

La storia di questo condottiero ha colpito l’immaginario di molti (studiosi, scrittori e drammaturghi) che hanno incarnato in Artù l'immaginario del leader invincibile e romantico, ma torniamo a noi. Alla domanda: è vera la storia di Artù? L’autore risponde riportando alcune notizie storiche seguite da quelle suggerite dalla tradizione o dalla leggenda più fantastica.

[..]È certo che nel 410 d.C. l'imperatore Onorio, l'inetto figlio di Teodosio il Grande, fu costretto a ritirare le proprie legioni dalla Britannia, peraltro mai completamente romanizzata, per difendere le Gallie e l'Italia dagli attacchi dei visigoti.

Dopo un inutile appello a Roma, i re e i duchi dei Britanni decisero di eleggere un re supremo, cui tutte le tribù dovevano obbedienza, per resistere alle prepotenti scorrerie dei Pitti e degli Scoti. In tal modo la Britannia fu l'unica tra tutte le province romane a tornare allo status precedente la conquista, dopo la caduta  dell'Impero. Ai nemici tradizionali, sul morire del IV secolo, si sommarono le invasioni degli Juti e dei Sassoni, provenienti dalla penisola Scandinava. I britanni erano già in larga parte cristiani, convertiti da San  Patrizio e san Giorgio verso il 300 d.C., mentre i Sassoni erano ancora pagani, e perciò venivano temuti dai britanni quanto un vampiro teme l'acqua santa. Il primo di questi grandi re sarebbe stato ucciso dal pagano Vortirgern, a sua volta poi eliminato dal figlio dello spodestato, Uter Pendragon appunto. Questi durante il regno di Vortrgern sarebbe stato accolto a Benoic nell'Armorica (l'attuale piccola Bretagna) dal vecchio re cristiano Celidon, padre di re Ban, a sua volta padre del leggendario Lancillotto, e discendente dal leggendario capo Nascien, che secondo la tradizione era stato convertito da Giuseppe d'Arimatea.[…]

Quando si cercano prove che diano valore alla storia si tenta di ritrovare quei luoghi che nella narrazione arturiana hanno un valore significativo. Dov’è Camelot? E' esistita?

[…] Nessuna targa con il nome di Camelot è invece stata trovata sulla collina di South Cadbury, nel Somerset, dove la tradizione vuole che Artù avesse la sua reggia. Anche qui, tuttavia, gli scavi hanno riservato sorprese: i resti di un grande edificio costruito tra il 460 e il 500 d.C., in piena età arturiana dunque, dove era utilizzato lo stesso vasellame di Tintagel. South Cadbury era quindi un complesso importante: non un castello nel senso che questa parola assumerà dopo l'anno mille, ma piuttosto un quartier generale fortificato, certamente in grado di ospitare un re con il suo esercito. […]

Se Artù è veramente esistito ed è stato un Re tanto importante per la storia della Bretagna dove è  sepolto, in qualche luogo è stato reso omaggio al suo alto valore? Un'ipotesi  è:

[...]A Glastonbury, nel Somerset, la tradizione colloca invece la mitologica  isola di Avalon o isola dei druidi, dove Artù sarebbe stato sepolto. Cosa c'entra Avalon con Glastonbury, che non si trova sul mare? Oggi abbiamo la certezza del fatto che Glastonbury nell'Alto Medioevo era circondata dalle acque di una vasta palude, dalla quale emergeva come un'isola. Anticamente il sito si chiamava Ynis Witryn, "isola di vetro": era una collina che sorgeva appunto come  un'isola da un mare di acquitrini, di canali, di sentieri e terrazzamenti; e, secondo le leggende locali, a Glastonbury si spalancava la porta ("Tor") degli inferi. Nel 1191 i monaci della vicina abbazia, oggi in rovina, dichiararono di  aver trovato i resti delle sepolture di Artù e Ginevra sul lato meridionale della  Cappella, resti che il 19 aprile del 1278 sarebbero stati rimossi e traslati in una tomba di marmo bianco alla presenza di re Edoardo I e della regina Eleonora. Questa tomba sarebbe poi sopravvissuta fino alla soppressione dell'abbazia nel 1539, in seguito all'avvento della Riforma Protestante: così almeno si legge su una didascalia tuttora presente sulla presunta tomba […] 

La morte di Re Artù, di James Archer (1823 – 1904)Tratto da Wikipedia
Capite bene che non è facile rispondere a queste domande. Come non è semplice ricostruire una storia o riconoscere i personaggi che insieme ad Artù hanno trasformato la vita di un coraggioso guerriero in leggenda. 


[…] Artù è solo uno dei mille protagonisti della saga che porta il suo nome. Infatti tra i doni di nozze di Leodegrant, padre di Ginevra, al suo sovrano c'era anche una famosa tavola rotonda che Artù avrebbe fatto porre nella sala delle udienze a Camelot; il leggendario re avrebbe quindi invitato a corte tutti i giovani rampolli dell'aristocrazia britanna e, per superare le antiche divergenze, li avrebbe creati tutti Consiglieri della Corona. Il Consiglio si riuniva appunto attorno alla Tavola Rotonda per significare che anche il Re non era altro che il Primus inter Pares; tra i campioni chiamati a far parte del Consiglio furono annoverati Caio o Keu, il siniscalco del Re, Lionel, Gawain (il Galvano dei romanzi cavallereschi), Perceval (il Parsifal di Wagner) e soprattutto Lancelot, il Lancillotto di Chretien de Troyes. Purtroppo, però, tra i cavalieri della Tavola Rotonda, che tanto peso hanno avuto nella costruzione della leggenda, soltanto Drystan (Tristano) è probabilmente esistito; era figlio di Re Cynfawr, e i resti di quello che potrebbe essere stato il suo castello si possono ancora ammirare sulla collina di Castle Dore, in Cornovaglia. Invece quelle di Lancillotto e Ginevra sono sicuramente creazioni posteriori per introdurre una vicenda amorosa nella saga epica. Qualcuno ha tentato di identificare Lancillotto con re Anguselsus di Scozia (in antico scozzese Angus significava "capo di un clan"), ma le probabilità sono assai basse.

Quanto al mago Merlino, secondo la leggenda tutore e consigliere di Artù, visse forse nel VI secolo. Il suo nome, Myrddyn, derivava da quello di Caermyrddyn,  la città in cui era nato; alcuni lo hanno identificato con un altro famoso filid ("bardo") chiamato Taliesin e vissuto (forse) in quell'epoca. Secondo gli scarsi dati che ci sono pervenuti sulla sua figura, Myrddyn fu consigliere del re gallese

Vortirgern (V secolo d.C.), da noi già citato sopra, e  combatté a fianco di Re Gwenddolau (cioè Re Artù, secondo Nikolai Tolstoy) contro Rhydderch il Generoso.[…]
Per le persone che non conoscono la storia ricordo il nucleo centrale che trova riscontro in tutte le ricostruzioni esistenti:
[…]Artù sarebbe stato figlio di Uter Pendragon, re di Britannia dopo la partenza delle legioni romane, e di Igerna, vedovadel duca Hell di Cornovaglia. Sarebbe nato nel castello di Tintangel intorno al 460 d.C. e sarebbe morto sul campo di battaglia di Camlann nel 537 d.C., uccisodal figlio Mordret, da lui avuto dalla sorellastra Morgana, figlia di Hell e di Igern[…]

Concludo consigliando la lettura del documento nella sua versione integrale perché è il giusto riconoscimento a un lavoro che testimonia un grande interesse e una passione per questa storia.



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2 commenti:

  1. Su una ricerca e delle letture fatte sui giganti in Sardegna, avevo visto un documentario Voyager che fanno ai Rai 2 io l'ho visto su you tube dove parlavano anche di Re Artù e di uno scheletro ritrovato in Inghilterra di un re alto più di 2 metri. Si crede che possa essere quello di Re Artù infatti Artù in gallese dovrebbe significare orso cioè un uomo di altezza superiore agli altri!

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  2. Sì,uno dei significati del nome Artù è Orso,dal celtico Artos Viros o dal gaelico Arth Gwyr "Uomo Orso". Oppure sempre dal celtico Art "Roccia").
    Voyager affronta spesso il tema, però ho visto cose da brivido perché di solito cerca di esaltare il lato misterioso della storia a discapito della ricostruzione dei fatti.
    Non ricordo questo servizio lo cerco anche perché tutto quello che riguarda la storia pre-romana della Sardegna è veramente interessante.

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