giovedì 16 febbraio 2012

Le performance di Cindy Sherman

Credo siano i personaggi più realistici che abbia mai creato. 
Mi sono immedesimata completamente in loro. 
Potrebbero essere me. 
E’ questa la cosa terrificante, 
quanto sia stato facile trasformarmi in una di loro.
Cindy Sherman
Chi ha un abito per ogni occasione e chi è in grado di trasformarsi di continuo mostrando ogni volta una faccia nuova o una una personalità completamente diversa


Cindy Sherman è un’artista tra i più apprezzati e conosciuti degli ultimi anni, che si distingue per un’arte ironica e stravagante. Ha realizzato più di 500 autoscatti che identifica con un semplice numero per evitare che un titolo, una descrizione, possa condizionare la reazione spontanea del suo spettatore il quale deve sviluppare una propria narrazione che lo porta ad apprezzare o meno il suo lavoro.

Si definisce “artista performativa” perché realizza una performance solitaria e comunicativa trasformando di  continuo se stessa nell'oggetto della sua stessa opera . 

I suoi lavori non sono semplici autoritratti ma espressioni della società contemporanea che mostrano le diverse espressioni di un tempo e di una realtà in continuo cambiamento.

Ha definito il proprio volto “una tela bianca su cui intervenire, su cui elaborare e mettere a nudo gli stereotipi sociali diffusi dai media, rivelandone spesso la decadenza e quasi l’orrore nei lineamenti caricati e quasi grotteschi”. 

La sua ricerca artistica ruota intorno al tema dell’identità e della manipolazione dell’immagine femminile, con la rappresentazione, spesso ironica, del suo ruolo sociale e culturale.

Nella sua prima opera, Untitled Film Stills infatti, ha mostrato gli stereotipi imposti alla donna dalla società del tempo interpretando scene ispirate a immaginari “B movie” degli anni Cinquanta. In Disasters propone immagini che introducono nell’opera della Sherman il repertorio del grottesco. In History Portraits registra un’evoluzione basata sull’imitazione di ogni possibile linguaggio visuale. La serie è composta da 35 immagini, di cui tre legate a dipinti specifici: il “bacchino malato” del Caravaggio; la “Vergine di Melum” di Jean Fouquet e la “Fornarina” di Raffaello. In Sex Pictures, trucchi e artifici sono ancora più evidenti che nelle serie precedenti con l’uso di protesi anatomiche e bambole da sex-shop assemblate in maniera provocante e assurda.

Da questo mese e fino a Giugno il MoMa di New York le dedica un’importante retrospettiva che riunirà 180 lavori in un album da sfogliare con estrema attenzione e interesse.











Per un nelenco  completo delle opere vedere qui 

© Tutti i diritti delle opere e dei testi sono di proprietà dei rispettivi autori.

0 commenti:

Posta un commento