Rossella Urru è una volontaria ventisettenne rapita nella notte tra il 22 e il 23 Ottobre in un campo profughi nella provincia del Tinduf nel sud dell’Algeria.
“Rossella Libera” è la scritta che appare in uno striscione all’ingresso di Samugheo, la comunità sarda da cui la volontaria proviene. Ma è anche la speranza che risiede nei cuori di noi tutti che aspettiamo con impazienza di rivedere Rosella, sana e salva, tra le braccia dei suoi familiari.
Di Rossella sin ora non si sono avute notizie certe, perlomeno ufficiali. Lo stesso vale per Ainhoa Fernandez de Rincos e Enric Gonyalons, i volontari spagnoli insieme a lei quella sera.
Rossella amava l’Africa e aveva deciso di lavorare per i bambini soharawi affetti da disabilità. Per questo si era impegnata in un progetto di cooperazione gestito dal Cisp ( Comitato Italiano per lo sviluppo dei Popoli).
Il silenzio di quest’ultimo periodo aveva lo scopo di favorire i negoziati delle Autorità Italiane e nel rispetto di tale scelta vorrei manifestare tutta la mia solidarietà alla famiglia Urru tenendo vivo, con questo piccolo messaggio, l’attenzione sul caso.
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