domenica 2 ottobre 2011

Mostre spettacolari? No, allestimenti interattivi.

Capita spesso che il visitatore di una mostra non sia soddisfatto dall’esperienza vissuta. Il suo giudizio, in questo caso, è categorico: “Non mi è piaciuto.”
Quando s’indaga sulle motivazioni che hanno portato a questa valutazione, si comprende che l’insoddisfazione è legata ad altre ragioni che si appalesano con espressioni più dure. Qualcosa di simile a: “Questa è arte secondo te?” O peggio ancora: “Che noia. Sempre la stessa cosa.”



Tra l’artista e il visitatore si è verificato un cortocircuito comunicativo. Il visitatore si sente escluso dal pensiero che l’artista vuole trasmettere con le sue opere perché non capisce il linguaggio con cui si esprime. Oppure non coglie la novità dell’allestimento perché non riconosce immediatamente il nuovo percorso narrativo seguito dal curatore.

Negli ultimi anni nelle mostre è sempre più presente l’uso di tecnologie per facilitare la presentazione dei temi complessi e eterogeni. In questi casi si rompe quel tradizionale rapporto frontale tra opera e visitatore per creare esposizioni in cui i contenuti si esprimono attraverso la partecipazione più attiva del visitatore.

Studio azzurro, ad esempio, ci ha abituato a incredibili allestimenti dove i contenuti sono espressi tramite installazioni che ricercano una continua interazione con lo spettatore. Come non ricordare la bellissima mostra su Fabrizio De Andrè o la mostra “Fare gli Italiani” ancora in corso presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino (fino al 20 Novembre).  




Oppure le installazioni ideate da Paolo Buroni (STARK ) per il Palazzo Ducale di Urbino. 




Il Museo della Resistenza di Torino  offre un esempio molto interessante di allestimento permanente con videoistallazioni interattive. 



Per alcuni il sicuro successo di tali mostre risiede nella forte spettacolarità del metodo usato per gli allestimenti. Può essere, ma se questo riesce a tenere alta l’attenzione su temi o testimonianze storiche-culturali molto importanti per la società ben venga.

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